L'ormonoterapia: LA TERAPIA ORMONALE DEL TUMORE DELLA PROSTATA
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Disclaimer
" ..L'indagine su una malattia inizia dalla perfetta conoscenza di essa.. "
LA VISITA UROLOGICA INTERATTIVA
TERAPIA NEOADIUVANTE
Si dice terapia Neoadiuvante , la terapia ormonale effettuata prima di eseguire una radioterapia o una prostatectomia radicale per tumore della prostata
TERAPIA ADIUVANTE
Si dice terapia Adiuvante , la terapia ormonale effettuata dopo una prostatectomia radicale o una radioterapia nel caso si intravedono segni clinici (mancato azzeramento del psa, crescita del psa) di rimozione incmplieta di malattia o recidiva biochimica
DEPRIVAZIONE ANDROGENICA
Si dice Deprivazione Androgenica parziale o totale (BAT), il trattamento ormonale scelto in prima istanza per il trattamemnto del tumore della prostata
Il presupposto di una terapia ormonale è quello di contrastare l'ormone maschile testosterone prodotto dai testicoli maschili: questo ormone stimola la crescita del tumore della prostata. La terapia ormonale cerca quindi di contrastare questa azione rallentando o bloccando la sintesi del testosterone al livello testicolare (deprivazione androgenica), oppure agendo sui centri nervosi ipotalamici (inibitori dell'FSH-LH), oppure entrambi (Blocco androgenico totale o BAT).
La maggior parte delle cellule tumorali risponde a questa privazione, tuttavia , specie dopo anni di terapia, alcune cellule proliferano indipendentemente non rispondendo piu' alla stimolazione ormonale. Quando le cellule prostatiche non rispondono piu' alla terapia ormonale si parla di Malattia "ormono-refrattaria".
Quando va fatta la terapia ormonale per il tumore della prostata?
1. Prima dell'intervento chirurgico di prostatectomia radicale
2. Prima della radioterapia
3. Quando il tumore della prostata è inoperabile poichè localmente avanzato o ha già dato metastasi
4. Quando il tumore ricompare dopo che era stato trattato con intervento chirurgico o radioterapia o brachiterapia.
Il psa ha un ruolo importante nel :
Monitoraggio della risposta al trattamento ormonale (è il markers piu' sensibile e precoce di risposta o di comparsa di resistenza al trattamento ormonale ed è indicatore di estensione della malattia e di velocità di progressione)
Stabilire la prognosi della malattia sottoposta a trattamento ormonale utilizzato come neoadiuvante alla terapia chirurgica o, nelle forme avanzate , come unico approccio terapeutico continuativo o intermittente fino alla comparsa di ormonorefrattarietà o ormonoresistenza.
Nella preconoscenza (prognosi) del decorso clinico del cancro prostatico trattato con terapia ormonale.
Indicazioni alla TERAPIA ORMONALE |
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Indicazioni |
Finalità |
Durata trattamento |
Nome clinico |
Prima dell'intervento di PROSTATECTOMIA RADICALE o della RADIOTERAPIA quando:
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3 - 6 mesi prima della prostatectomia o radioterapia |
terapia NEOADIUVANTE |
Nei tumori della prostata localmente avanzati o metastatici non trattabili con l'intervento chirurgico |
curativo/palliativo |
Sempre |
DEPRIVAZIONE ANDROGENICA |
Nella ricomparsa della malattia locale e/o sistemica dopo la prostatectomia radicale o radioterapia. |
curativo |
Sempre |
terapia ADIUVANTE |
Quali sono gli effetti collaterali della terapia ormonale per il tumore della prostata?
I più frequenti effetti collaterali della terapia ormonale per il tumore della prostata sono :
riduzione del desiderio sessuale (calo della libido)
difficoltà erettili
vampate di calore e sudorazioni
rigonfiamento e dolore mammario
Tali disturbi regrediscono in genere dopo alcuni mesi dalla sospensione della terapia.
Quanto deve durare un trattamento ormonale ?
Il trattamento NEOADIUVANTE puo durare da tre a sei mesi prima della prostatectomia radicale o radioterapia
Il trattamento ADIUVANTE può durare mesi , fino alla regolarizzazione del psa oppure tutta una vita
Il trattamento ANDROGENO DIPENDENTE può durare tutta la vita
Il TRATTAMENTO INTERMITTENTE può essere instaurato per ridurre gli effetti collaterali e per ritardare l'ormonoresistenza.
Quali sono le terapie ormonali ?
L'obiettivè è quello di abbassare il testosterone.
Come si può raggiungere questo obiettivo ?
La consistente riduzione dei livelli di testosterone in circolo, necessaria per contrastare la crescita delle cellule tumorali, si può ottenere in vari modi:
CASTRAZIONE CHIRURGICA . Asportando chirurgicamente entrambi i testicoli (orchiectomia bilaterale): questo tipo di intervento è quello che permette di ottenere i risultati migliori nei tempi più brevi, ma ovviamente è più difficile da accettare psicologicamente. Per questo oggi, a meno che sia il paziente stesso a preferire questa soluzione drastica per non doversi sottoporre continuamente alle cure, l'intervento chirurgico è riservato a casi di urgenza, in cui occorre abbassare rapidamente i livelli di testosterone per ridurre la compressione di metastasi ossee sul midollo spinale (compressione spinale).
CASTRAZIONE FARMACOLOGICA Si usano farmaci che riducono i livelli di testosterone nel sangue
Agonisti dell'LHRH (o GnRH)
Antiandrogeni
Antagonisti dell'LHRH (o GnRH) (ormone di rilascio delle gonadotropine)
In base alle caratteristiche del paziente e della sua malattia, i medici possono prescrivere l'uno o l'altro di questi tipi di farmaci isolatamente o associarne due (per esempio gli agonisti dell'LHRH con gli antiandrogeni per prevenire il cosiddetto "tumour flare " ).
La cura può essere proseguita in maniera continua o essere interrotta (terapia intermittente) per brevi periodi, per ridurre l'impatto dei suoi effetti collaterali.
I cosiddetti agonisti dell'LHRH agiscono più a monte degli altri farmaci ormonali, perché bloccano la produzione dell'ormone luteinizzante (LH), con cui l'ipofisi stimola l'attività delle ovaie e dei testicoli. Sopprimono la funzione delle ovaie nelle donne e dei testicoli nell'uomo, che smettono così di produrre ormoni.
La loro somministrazione avviene in genere sotto forma di iniezione sottocutanea o intramuscolare. È importante rispettare la scadenza di questi appuntamenti: uno scarto di pochi giorni non produce gravi conseguenze, ma se si ritarda ulteriormente c'è il rischio che il livello degli ormoni ricominci a salire.
Diversamente dall'asportazione chirurgica dei testicoli (orchiectomia bilaterale) e dall'ablazione ovarica tramite radiazioni o intervento chirurgico (ooforectomia), l'effetto di questi medicinali può essere reversibile.
Nelle donne gli agonisti dell'LHRH interrompono i cicli mestruali che, però, soprattutto nelle più giovani, possono ricominciare nel giro di sei mesi-un anno dalla sospensione della terapia. Una volta sospesa la cura, cioè, l'ovaio torna a funzionare, anche se nelle donne più vicine alla menopausa questo non sempre si verifica.
Nonostante ciò, non è impossibile che si instauri una gravidanza nel corso del trattamento. Poiché il farmaco può essere pericoloso per il nascituro è bene discutere con il proprio medico quale metodo contraccettivo utilizzare durante la cura, indipendentemente dal fatto che il partner in terapia sia l'uomo o la donna. In quest'ultimo caso occorre anche accertarsi che non ci sia una gravidanza in atto prima di iniziare la cura.
Questi prodotti possono scatenare nelle prime settimane di trattamento, in misura diversa da farmaco a farmaco e in relazione alle caratteristiche individuali, un effetto paradossale di esacerbazione dei sintomi detto "tumour flare". Quando la malattia ha localizzazioni ossee i dolori che provoca a questo livello possono aumentare: per questo la cura negli uomini in trattamento per il tumore della prostata è inizialmente accompagnata dalla somministrazione associata di antiandrogeni. Il fenomeno non si verifica invece con gli inibitori del fattore di rilascio delle gonadotropine.
Ecco alcuni dei più comuni agonisti dell'LHRH usati per il tumore del seno o alla prostata:
Goserelin, usato nel tumore al seno e alla prostata.
Il goserelin viene somministrato ogni 28 giorni con iniezioni sottocutanee sull'addome, da dove il farmaco viene assorbito gradualmente dall'organismo. Il trattamento blocca l'attività delle ovaie nelle donne trattate per tumore al seno e dei testicoli negli uomini con tumore della prostata. Provoca gli stessi effetti collaterali delle altre terapie ormonali per il tumore al seno e alla prostata, ma ha un effetto più marcato sull'umore, per cui può portare più facilmente alla depressione. Può agire inoltre sulla pressione arteriosa, alzandone o abbassandone i valori.
Triptorelina, usata nel tumore al seno e alla prostata.
Viene somministrata per iniezione intramuscolare, di solito nei glutei, o sottocutanea, nell'addome, ogni 4, 12 o 26 settimane. Inibendo la sintesi di estrogeni e testosterone provoca tutti i sintomi da deprivazione tipici della terapia ormonale.
Un gruppo di ricercatori italiani guidati da Lucia Del Mastro dell'Istituto tumori di Genova ha pubblicato su un'importante rivista scientifica uno studio che propone un nuovo uso di questo farmaco: somministrato prima e durante la chemioterapia sembra ridurre notevolmente il rischio che le cure provochino una menopausa precoce nelle donne trattate.
Leuprolide acetato (leuprorelin), usata nel tumore alla prostata.
La leuprolide viene somministrata con iniezioni sottocutanee sull'addome, sul braccio o sulla gamba ogni quattro settimane oppure ogni tre mesi. Inibendo la sintesi di testosterone provoca tutti i sintomi da deprivazione androgenica tipici della terapia ormonale per il tumore della prostata. Può inoltre alterare il ritmo cardiaco e la pressione arteriosa, effetti che spesso regrediscono durante o dopo il trattamento, ma che richiedono controlli regolari.
Buserelin, usato nel tumore alla prostata.
Il buserelin viene somministrato con iniezioni sottocutanee sull'addome, sul braccio o sulla gamba tre volte al giorno per i primi sette giorni. Dall'ottavo giorno di trattamento lo si comincia ad assumere sotto forma di spray nasale in ogni narice sei volte al giorno. Non occorre che i trattamenti siano a intervalli di tempo regolari: per ricordarsene, li si può fare prima e dopo i tre pasti principali.
Se per un raffreddore si usa un decongestionante nasale, è bene aspettare mezz'ora prima della cura ormonale.
Inibendo la sintesi di testosterone provoca tutti i sintomi da deprivazione androgenica tipici della terapia ormonale per il tumore della prostata, ma può influire anche sui livelli di glucosio nel sangue, fatto di cui tenere conto soprattutto se si è diabetici.
Antiandrogeni
Il testosterone stimola la replicazione delle cellule tumorali della prostata legandosi a specifici recettori che si trovano sulla superficie delle cellule stesse. Gli antiandrogeni sono farmaci che bloccano l'interazione tra l'ormone sessuale maschile e questi recettori, inibendo così la crescita del tumore. Provocano meno disturbi di erezione, ma più dolore a livello mammario rispetto agli agonisti dell'LHRH . Possono essere associati ad altri medicinali nelle prime fasi di trattamento per ridurre l'effetto provocato dal temporaneo aumento della produzione di androgeni (tumour flare) o per tutta la sua durata, per potenziarne l'effetto (blocco androgenico totale). In altri casi invece si possono utilizzare da soli (prima, ma più spesso dopo, l'eventuale intervento).
I più comuni sono:
Ciproterone acetato
Bicalutamide
Flutamide
Antagonisti dell'LHRH (o GnRH)
Gli antagonisti del GnRH bloccano a livello dell'ipotalamo lo stimolo iniziale da cui parte la cascata di messaggi che spinge testicoli e ovaie a produrre gli ormoni sessuali.
Di questa nuova classe di farmaci è stata introdotta sul mercato per ora una sola molecola, chiamata degarelix. Viene somministrata sotto forma di iniezioni sottocutanee nell'addome: due nel primo giorno di trattamento e poi una ogni mese.
Bloccando completamente la produzione di ormoni non provoca il fenomeno del "tumour flare" che si verifica con gli agonisti dell'LHRH e quindi non richiede la concomitante somministrazione di antiandrogeni.