Gli esami di laboratorio per la ipertrofia prostatica - Psa alterato

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Gli esami di laboratorio per la ipertrofia prostatica

Le malattie della prostata > Iperplasia prostatica benigna

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" ..L'indagine su  una malattia  inizia dalla perfetta conoscenza di essa.. "

LA VISITA UROLOGICA INTERATTIVA

Quali esami di laboratorio nella ipertrofia prostatica ?

Compito degli esami di laboratorio è stabilire se c'è correlazione tra i sintomi e  segni osservati e la condizione prostatica, cercando un nesso causale che possa indicare un percorso terapeutico ottimale.
Avremo indagini diagnostiche di primo livello  eseguite dal medico di medicina generale o dalla specialistica ambulatoriale quando il paziente viene visto per la prima volta.
Dosaggio della creatinemia plasmatica
Esame delle urine
Citologia urinaria su tre prelievi
Psa (antigene prostatico specifico)
Il fine di questi esami  è  quello di individuare il nesso causale tra ipertrofia prostatica e sintomi, escludendo altre possibili cause che richiederebbero un approccio terapeutico diverso (infezione delle vie urinarie, litiasi urinaria, neoplasia uroteliale ecc.).
La maggior parte delle linee guida raccomanda l'esecuzione di queste indagini in tutti i pazienti che lamentino una sintomatologia delle basse vie urinarie vero riconducibile all'ipertrofia prostatica. Uno degli aspetti che ancora sfugge a una precisa definizione è il rapporto tra ipertrofia prostatica, sintomi e ostruzione.
Sino a quando infatti la terapia era solo ed esclusivamente chirurgica, il presupposto era che il paziente fosse ostruito e il trattamento fosse quello disostruttivo .
L'avvento dei farmaci e una più attenta valutazione della chirurgia hanno dimostrato come anche pazienti poco ostruiti possono essere sintomatici e come la chirurgia, oltre a disostruire, rimuove il tessuto adenomatoso infetto e, con esso, le afferenze nervose che potrebbero contribuire alla sintomatologia.
Dosaggio della creatinemia plasmatica
L'ostruzione cervico-uretrale può complicarsi con una ritenzione cronica che provoca un aumento della pressione di riempimento della vescica; quando questa supera valori intorno ai 40 cmH20 può determinarsi un ostacolo allo svuotamento  degli ureteri con conseguente dilatazione dell'alta via escretrice urinaria fino all'insufficienza renale.
Per secoli, questo è stato il meccanismo fondamentale mediante il quale l'ipertrofia poteva diventare una malattia letale; la breve durata della vita media riduceva, però, il rischio sino a quando le migliorate condizioni sociali hanno elevato la vita media ai livelli attuali.
Valori anomali di azotemia si ritrovano nel  15-30% dei pazienti all'atto di un intervento chirurgico per IPB.
Tale percentuale si riduce al 10% nei pazienti con soli LUTS .
La popolazione con IPB non è però a maggior rischio di insufficienza renale rispetto alla popolazione generale .
Quando è presente un'insufficienza renale, la causa principale è infatti spesso rappresentata da altre comorbidità quali il diabete e l'ipertensione arteriosa e non da un'ostruzione al deflusso urinario.

Esame delle urine
Si ricerca la microematuria (sangue nelle urine )  o piuria (la presenza di piociti -pus), che potrebbero essere associate a patologie differenti dall'IPB, quali neoplasie uroteliali della vescica e infezioni urinarie (UTI).
Il sospetto di infezione urinaria all'esame delle urine merita l'esecuzione  di un'urinocoltura.
L'infezione urinaria è considerata una complicazione dell'ostruzione da IPB. La diagnosi di infezione delle vie urinarie richiede nell'immediato un diverso approccio terapeutico legato alla risoluzione dell'infezione stessa ma non sposta il problema clinico che rimane comunque legato all'ostruzione. L'analisi delle urine dovrebbe essere eseguita per mezzo di un dipstick test o in maniera tradizionale in associazione a un esame microscopico del sedimento urinario per escludere una eventuale calcolosi.
Citologia urinaria su tre campioni
La citologia urinaria su tre campioni dovrebbe essere presa in considerazione in uomini con, predominanza di sintomi irritativi e di microematuria, specialmente in presenza di fattori di rischio per il tumore di vescica, quali fumo di sigaretta o esposizione professionale a coloranti, vernici, gomme o agenti chimici.
La citologia  urinaria, tuttavia, non è accettata come test di screening per la diagnosi precoce  di tumore di vescica o CIS, per via della sua bassa specificità e viene considerata un esame di secondo livello da utilizzare quando il paziente non risponde a un'iniziale terapia farmacologica. In questo caso specifico si pone il problema  della tempistica delle visite di controllo nei pazienti con frequenza e urgenza minzionale importante  in quanto un intervallo  troppo lungo (oltre le 4 -6 settimane) potrebbe ritardare la diagnosi di una neoplasia vescicale  ANCHE INFILTRANTE.
Antigene prostatico specifico (Psa)
Il PSA sierico è uno dei fattori predittivi della storia naturale dell'IPB: uomini con PSA più elevato sono maggiormente soggetti a una progressione di malattia caratterizzata dalla crescita della ghiandola prostatica, dal peggioramento dei sintomi urinari e del flusso, da un rischio più elevato di episodi di ritenzione urina acuta e dalla necessità di chirurgia disostruttiva.
È stato dimostrato che il PSA basale e il volume prostatico sono buoni predittori di cambiamenti di sintomi urinari e di flussometria.
In uomini con IPB senza evidenza di tumore prostatico il volume della ghiandola è correlato al PSA sierico, e questo spiega a sua volta la correlazione tra PSA ed età del paziente. I risultati di diversi studi clinici hanno dimostrato come sia il volume prostatico che il PSA possono essere utili per stimare il rischio di progressione di malattia e quindi gestire correttamente  il paziente prostatico dal punto di vista medico e farmacologico.
L'elevazione del PSA sierico, tuttavia, è anche fortemente correlata al rischio di avere un tumore alla prostata, rischio che deve essere escluso con l'aiuto dell'esplorazione rettale o, eventualmente, della biopsia prostatica.
Secondo le linee guida AUA , il dosaggio del PSA è raccomandato nei pazienti con un'aspettativa di vita di almeno 1O anni, che beneficerebbero di una terapia radicale in caso di diagnosi di tumore prostatico, o nei pazienti per i quali il livello di PSA potrebbe cambiare il management dei loro sintomi minzionali.
È molto importante discutere con il paziente dei rischi e dei benefici che il dosaggio del PSA comporta. Ricordiamo infine come il PSA, certamente correlato al volume prostatico, si modifica anche in rapporto a fenomeni infiammatori della prostata di origine batterica (prostatiti acute e croniche) e non (ritenzione urinaria, posi di un catetere a dimora). Recentemente, l'uso della tamsulosina associato a farmaci antiinfiammatori ed antiedemigeni della prostata come Aposer o Picnogen  , ha dimostrato di ridurre il valore del PSA totale, in pazienti selezionati, verosimilmente  per un miglioramento della dinamica minzionale. I pazienti nei quali il PSA si è ridotto con la tamsulosina hanno dimostrato una bassa incidenza di neoplasia prostatica alla biopsia rispetto ai pazienti nei quali il PSA non si era ridotto.

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